giovedì 1 dicembre 2016

Racconti Vol III



FIABE NOIRES, PASSIONI
E DECADENZA




Nel terzo volume della raccolta di racconti lo scrittore rimane fedele allo stile gotico/vittoriano ma rielabora tematiche e soggetti sotto una luce differente. Il suo mondo ideale ha subito una sorta di degrado, e sedotto dal fascino di una decadenza corrotta esplorerà l'intimo conflitto che lo affligge, inoltrandosi tra abbozzi di fiabe e immagini sensuali, sogni e incubi, desideri repressi e brame d'apocalisse. 


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Prefazione:



Rari nantes in gurgite vasto[1], tale fu la condizione di Enea sopraffatto dalla furia della dea Giunone, avversaria della città di Troia, che con l’aiuto di Eolo distrusse le imbarcazioni della sua flotta.

L’Eroe, lasciate le macerie della città che aveva difeso audacemente, capitolata nell’epica battaglia, all’apice di una colossale impresa che vide il tentativo di approdare a una nuova terra in cui stanziarsi e proliferare, si espose alle incertezze e alle avversità del destino.



Simbolicamente fu un viaggio cognitivo, in cui si vide da parte di Enea, per necessità, una separazione dalle radici che lo generarono e che fino a quel momento l’avevano nutrito; dovette rivedere le proprie considerazioni e mettersi in discussione: il primo passo per porre le solide fondamenta di una nuova realtà.

È il bruco che si fa crisalide, e abbandona le proprie spoglie infime per divenire farfalla, vi è in questo una sorta di elevazione.



Figlio di Venere, dea della bellezza e dell’amore, e di un mortale, Anchise, vi era in lui, dal punto di vista filosofico, una condizione di dualità. Era necessario che ambo le parti, in forte contrasto, coesistessero in sintonia, che non vi fosse tra loro alcuna sorta di astio e ostilità, che raggiungessero insomma un equilibrio perfetto, stabile e duraturo.



Così in me medesimo, a guisa del prode Enea, alla distruzione dei miei preconcetti, dei miei personalissimi dogmi e verità assolute, avvenuta così… per caso, o per capriccio di qualche indomita e suscettibile divinità, mi ritrovai a brandelli nel vasto mare insidioso, sopraffatto dall’impeto di una tempesta che insieme portò caos e scompiglio, in balia dei flutti e delle loro fauci spumose.

Occorre recuperare i cocci, rimetterli insieme secondo un nuovo ordine, e per fare questo si deve trovare una nuova ispirazione, un’energia innovativa. E analogamente mi riconobbi dotato di uno spirito prettamente dualista, per antitesi sacro e profano, le cui metà sono schierate l’una di fronte all’altra come due eserciti avversari. Bisogna fare appello a un equilibrio che non sia precario, poter contare sulla coesistenza pacifica delle fazioni diametralmente opposte, e ciò può avvenire non accettando compromessi bensì ascoltando le ragioni di entrambe ed essere così abili da “unificarle” e creare da queste una forte e unica ragione.

Un’ardua impresa, dal momento che gli eserciti sono armati fino ai denti e appesantiti da scudi e spade, pronti a muover guerra al primo sibilo di vento. Nell’intimo del mio mondo, per voi piccolo e insignificante, ma per me il solo mondo che conosco nonché il migliore nel quale potrei mai vivere, impera una tempesta e un tumulto silenzioso di una potenza insieme distruttrice e creativa.



Per un ulteriore concetto di dualismo si prendano in considerazione gli epiteti Marco e Sonia: dall’analisi dei nomi si può apprendere che sono rispettivamente consacrati alle divinità Marte (o Ares per i greci) e Minerva (Atena), entrambi relazionati alla guerra, con la differenza che mentre il primo è dedito ai suoi aspetti più cruenti e impulsivi, la seconda si occupa delle strategie, delle astuzie, insomma rappresenta i suoi aspetti più nobili. Marco e Sonia sono pertanto due opposti uniti in uno. E duo unum.

Se invece ci riferissimo alla filosofia cinese, nulla meglio del simbolo del Taijitu, rappresentazione di yin e yang, identificherebbe questo concetto, espresso infine dalla locuzione:

“Il seme della sapienza, in terreno fertile, genera buoni frutti”.

Il seme è l’estro, l’ispirazione, l’idea; la sapienza deriva da Sonia, ipocoristico di Sofia, a sua volta per etimologia significa “sapienza” o “saggezza”; il terreno fertile è la mia mente, l’abilità dell’artista; i buoni frutti sono le opere, l’arte.



Fiabe noires, passioni e decadenza è il mio viaggio introspettivo e il mio tentativo di trovare un equilibrio; di fatto, il terzo volume della mia precedente raccolta di racconti, può in realtà essere considerato un’opera a sé.

La visione ideale caratteristica delle scritture precedenti è spogliata della propria “idealità” e viene riproposta in un quadro più concreto, non per questo realistico e pragmatico; piuttosto si può parlare di “disillusione”.



Racconti molto variegati, di tematiche e concetti differenti, esponenti delle due metà in lotta per un equilibrio; ho scelto di non dividerli in gruppi poiché il viaggio è uno, uno solo. E pluribus unum.

Un viaggio che spazia dalla rielaborazione della fiaba classica a esposizioni di natura corrotta, perversa, durante il quale si incontrano la figura della donna eterea e ideale in contrasto con quella della donna viziosa e impura; si conoscono nozioni dogmatiche e ascetiche, è infine un’ascesa all’apocalisse. Il retroscena è ancora una volta in contrasto: si attraversano pertanto lande fiabesche e idilliache e si solcano mari focosi e sensuali, sempre sopraffini e di gusto. Elemento di giunzione è la componente metafisica, apprezzabile sotto diversi aspetti, che risiede nel concetto di “oscurità”.



È un assenzio bevuto alla francese.

La fiaba è l’assenzio, portentoso e mistico, troppo vivace tuttavia per essere gustato singolarmente; la passione può essere l’acqua, di per sé infima, scialba e misera, che mesciuta all’assenzio diviene superlativa ed è capace al tempo stesso di renderlo apprezzabile; la decadenza è infine lo zucchero, che dà quel gusto in più, fine e completo.

L’artista è il “mezzo”, e rappresenta insieme caraffa, cucchiaio e calice; il lettore ne gusta il prodigio.



In questa maniera Enea, del quale la mia opera carpisce solo l’emblema, approdò alla nuova riva, e voi con lui. Assisterete alla sua aurora, al suo risorgimento, che sono tramonto e decadenza. Il viaggio è ben lungi dall’essere concluso.



-E duo unum-
così apprese dinanzi all’oracolo di Sonia
al suo trentesimo genetliaco, l’Autore






[1] Virgilio, Eneide, Libro I, vv. 118.

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