FIABE NOIRES, PASSIONI
E DECADENZA
E DECADENZA
Nel terzo volume della raccolta di racconti lo scrittore rimane fedele
allo stile gotico/vittoriano ma rielabora tematiche e soggetti sotto una
luce differente. Il suo mondo ideale ha subito una sorta di degrado, e
sedotto dal fascino di una decadenza corrotta esplorerà l'intimo
conflitto che lo affligge, inoltrandosi tra abbozzi di fiabe e immagini
sensuali, sogni e incubi, desideri repressi e brame d'apocalisse.
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Prefazione:
Rari
nantes in gurgite vasto[1], tale fu la condizione di Enea sopraffatto dalla
furia della dea Giunone, avversaria della città di Troia, che con l’aiuto di
Eolo distrusse le imbarcazioni della sua flotta.
L’Eroe, lasciate le macerie della città
che aveva difeso audacemente, capitolata nell’epica battaglia, all’apice di una
colossale impresa che vide il tentativo di approdare a una nuova terra in cui
stanziarsi e proliferare, si espose alle incertezze e alle avversità del
destino.
Simbolicamente fu un viaggio cognitivo, in
cui si vide da parte di Enea, per necessità, una separazione dalle radici che
lo generarono e che fino a quel momento l’avevano nutrito; dovette rivedere le
proprie considerazioni e mettersi in discussione: il primo passo per porre le
solide fondamenta di una nuova realtà.
È il bruco che si fa crisalide, e
abbandona le proprie spoglie infime per divenire farfalla, vi è in questo una
sorta di elevazione.
Figlio di Venere, dea della bellezza e
dell’amore, e di un mortale, Anchise, vi era in lui, dal punto di vista
filosofico, una condizione di dualità. Era necessario che ambo le parti, in
forte contrasto, coesistessero in sintonia, che non vi fosse tra loro alcuna
sorta di astio e ostilità, che raggiungessero insomma un equilibrio perfetto,
stabile e duraturo.
Così in me medesimo, a guisa del prode
Enea, alla distruzione dei miei preconcetti, dei miei personalissimi dogmi e
verità assolute, avvenuta così… per caso, o per capriccio di qualche indomita e
suscettibile divinità, mi ritrovai a brandelli nel vasto mare insidioso,
sopraffatto dall’impeto di una tempesta che insieme portò caos e scompiglio, in
balia dei flutti e delle loro fauci spumose.
Occorre recuperare i cocci, rimetterli
insieme secondo un nuovo ordine, e per fare questo si deve trovare una nuova
ispirazione, un’energia innovativa. E analogamente mi riconobbi dotato di uno
spirito prettamente dualista, per antitesi sacro
e profano, le cui metà sono schierate
l’una di fronte all’altra come due eserciti avversari. Bisogna fare appello a
un equilibrio che non sia precario, poter contare sulla coesistenza pacifica
delle fazioni diametralmente opposte, e ciò può avvenire non accettando compromessi bensì ascoltando le ragioni di entrambe
ed essere così abili da “unificarle” e creare da queste una forte e unica ragione.
Un’ardua impresa, dal momento che gli
eserciti sono armati fino ai denti e appesantiti da scudi e spade, pronti a
muover guerra al primo sibilo di vento. Nell’intimo del mio mondo, per voi piccolo
e insignificante, ma per me il solo mondo che conosco nonché il migliore nel
quale potrei mai vivere, impera una tempesta e un tumulto silenzioso di una
potenza insieme distruttrice e creativa.
Per un ulteriore concetto di dualismo si
prendano in considerazione gli epiteti Marco
e Sonia: dall’analisi dei nomi si può
apprendere che sono rispettivamente consacrati alle divinità Marte (o Ares per
i greci) e Minerva (Atena), entrambi relazionati alla guerra, con la differenza
che mentre il primo è dedito ai suoi aspetti più cruenti e impulsivi, la
seconda si occupa delle strategie, delle astuzie, insomma rappresenta i suoi
aspetti più nobili. Marco e Sonia sono pertanto due opposti uniti in uno. E duo unum.
Se invece ci riferissimo alla filosofia
cinese, nulla meglio del simbolo del Taijitu,
rappresentazione di yin e yang, identificherebbe questo concetto,
espresso infine dalla locuzione:
“Il
seme della sapienza, in terreno fertile, genera buoni frutti”.
Il seme
è l’estro, l’ispirazione, l’idea; la sapienza
deriva da Sonia, ipocoristico di Sofia, a sua volta per etimologia significa “sapienza”
o “saggezza”; il terreno fertile è la
mia mente, l’abilità dell’artista; i buoni
frutti sono le opere, l’arte.
Fiabe
noires, passioni e decadenza è il mio
viaggio introspettivo e il mio tentativo di trovare un equilibrio; di fatto, il
terzo volume della mia precedente raccolta di racconti, può in realtà essere
considerato un’opera a sé.
La visione ideale caratteristica delle
scritture precedenti è spogliata della propria “idealità” e viene riproposta in
un quadro più concreto, non per questo realistico e pragmatico; piuttosto si
può parlare di “disillusione”.
Racconti molto variegati, di tematiche e
concetti differenti, esponenti delle due
metà in lotta per un equilibrio; ho scelto di non dividerli in gruppi
poiché il viaggio è uno, uno solo. E pluribus
unum.
Un viaggio che spazia dalla rielaborazione
della fiaba classica a esposizioni di natura corrotta, perversa, durante il
quale si incontrano la figura della donna eterea e ideale in contrasto con
quella della donna viziosa e impura; si conoscono nozioni dogmatiche e
ascetiche, è infine un’ascesa all’apocalisse. Il retroscena è ancora una volta
in contrasto: si attraversano pertanto lande fiabesche e idilliache e si
solcano mari focosi e sensuali, sempre sopraffini e di gusto. Elemento di
giunzione è la componente metafisica, apprezzabile sotto diversi aspetti, che
risiede nel concetto di “oscurità”.
È un assenzio bevuto alla francese.
La fiaba è l’assenzio, portentoso e mistico, troppo vivace tuttavia per essere
gustato singolarmente; la passione può essere l’acqua, di per sé infima, scialba e misera, che mesciuta all’assenzio
diviene superlativa ed è capace al tempo stesso di renderlo apprezzabile; la
decadenza è infine lo zucchero, che
dà quel gusto in più, fine e completo.
L’artista è il “mezzo”, e rappresenta
insieme caraffa, cucchiaio e calice; il
lettore ne gusta il prodigio.
In questa maniera Enea, del quale la mia
opera carpisce solo l’emblema, approdò alla nuova riva, e voi con lui.
Assisterete alla sua aurora, al suo risorgimento, che sono tramonto e decadenza.
Il viaggio è ben lungi dall’essere concluso.
-E duo unum-
così apprese dinanzi all’oracolo di Sonia
al suo trentesimo genetliaco, l’Autore
così apprese dinanzi all’oracolo di Sonia
al suo trentesimo genetliaco, l’Autore
[1] Virgilio, Eneide, Libro I, vv. 118.
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